Rodolfo Lepre

Vive in Friuli, architetto ed artista. Sin da giovanissimo è attratto alla pratica artistica e dalla storia dell’arte. Dopo aver praticato le strade del figurativo, scopre che quello che sta facendo non funziona più, non riesce a tradurre nel colore l’emotività, ha bisogno di riconsiderare l’alfabeto dei colori e delle forme ed il modo di rappresentarli. In crisi di riferimenti e valori, scopre che la materia, il gesto istintivo, l’assorbimento del disegno nel colore, la materializzazione delle sensazioni, la scoperta di un nuovo linguaggio, riescono a placare le tensioni accumulate nella “prassi”. L’astrazione non snatura ma riesce a reinventare un nuovo vocabolario in cui quelle forme, graffi, segni, grumi di materia e colore, riescono a dare vita alle necessità più intime, l’immaginazione si libera dalle catene del consueto e del già visto; non si tratta di cancellare la realtà, ma bensì di reinventarla, di sostituire alla realtà “reale” una realtà ridefinita, rinnovata, un nuovo alfabeto, un nuovo codice di lettura, a volte difficile, ermetica, intima, ma che propone sempre una riflessione, una domanda o semplicemente una nuova emozione e una nuova risposta. Materia povera, derivata dai materiali umili del cantiere: sabbia, cemento, gesso, colla, intonaco, quale unione tra rappresentazione e contesto; materia che nella sua tridimensionalità sembra aggrapparsi alla realtà, non spettatrice assente ma parte fondante di un gioco misterioso e stupendo, una continua ed avvincente ricerca del nuovo possibile. L’opera non più rappresentazione del reale, ma essa stessa realtà, non generica abilità di maniera, ma pura e sola concretizzazione di uno stato esistenziale, di una necessità di linguaggio, di un nuovo alfabeto: bisogno esistenziale, “mediazione” tra l’uomo ed il suo spirito, questo si, sacro ed immortale. Ha esposto in diverse città Italiane ed all’estero, ha ottenuto significativi riconoscimenti per la particolarità ed originalità della sua opera.

 

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